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Possiamo parlarne da mattina a sera

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Possiamo parlarne da mattina a sera

di come il giorno era breve e i sogni incompiuti

di come la luce entrava dentro noi e poi spariva

 

delle attese lontane da certi strani progetti partoriti dal nulla

dell’amore quel richiamo sfuggente assente gran parte del tempo

delle luci spente sul palco noi dimentichi della scena.

 

Possiamo parlarne in eterno di come il fuoco e l’acqua

s’avvinghiavano alle cose deformandole

di come si restava sospesi foglie sul ramo in attesa del vento

senza conoscerne la direzione né se il viaggio prevedeva il ritorno

 

di come quel percepire lento uno scroscio un suono

un lamento un sibilo ci dava la quiete

col desiderio domato dell’infinito

guardando il cielo incollati su una zolla di terra.

 Dedalus - 10/05/2021 21:03:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Sequenze drammatizzanti tradotte in versi "di come il giorno era breve e i sogni incompiuti/di come la luce entrava dentro noi e poi spariva", giustapposizione di ricordi "di come si restava sospesi foglie sul ramo in attesa del vento/senza conoscerne la direzione né se il viaggio prevedeva il ritorno" e miriadi di pensieri atti a stimolare riflessioni su riflessioni. Un’incursione nel cuore sotterraneo d’altri tempi farcito da pittogrammi quasi surreali che lasciano all’immaginazione del lettore quel giusto spazio che gli possa dare un incentivo all’interpretazione. La struttura, libera da lacci, ubbidisce come di consueto al ritmo ed all’armonia dei suoni trascurando volutamente le normali e e più seguite regole metriche. Ancora un testo molto apprezzabile.

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