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al testo di Rosetta Sacchi
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Possiamo parlarne da mattina a sera di come il giorno era breve e i sogni incompiuti di come la luce entrava dentro noi e poi spariva
delle attese lontane da certi strani progetti partoriti dal nulla dell’amore quel richiamo sfuggente assente gran parte del tempo delle luci spente sul palco noi dimentichi della scena.
Possiamo parlarne in eterno di come il fuoco e l’acqua s’avvinghiavano alle cose deformandole di come si restava sospesi foglie sul ramo in attesa del vento senza conoscerne la direzione né se il viaggio prevedeva il ritorno
di come quel percepire lento uno scroscio un suono un lamento un sibilo ci dava la quiete col desiderio domato dell’infinito guardando il cielo incollati su una zolla di terra. |
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